#lerimedellanima 1: “Ho sceso dandoti il braccio” di Eugenio Montale

Si continua con le nuove rubriche, oggi iniziamo con qualcosa di cui fino ad ora mi occupavo prettamente su Instagram ma credo che sia importante dedicarle uno spazio anche qui sul sito.
Si chiama #lerimedellanima e, come avrete intuito, parla di poesia.
Analizzeremo quelle più famose, quelle sconosciute, quelle classiche e quelle moderne, italiane e straniere.
kCominciamo con il botto parlando dell’inno d’amore di Montale Ho sceso dandoti il braccio.
Questo componimento è inserito nell’ultima raccolta che Montale pubblica, e cioè Satura. Questa raccolta viene terminata nel 1971 e contiene componimenti scritti fra il 1962 e il 1970.
Montale scrive questa poesia dopo la morte della moglie, Drusilla Tanzi, che fu la compagna di tutta la vita del poeta.
Ci troviamo in presenza di versi liberi – una scelta comune nei poeti del Novecento – che contano anche degli endecasillabi sciolti.

Poesia

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.

Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

Parafrasi

Ho sceso, tenendoti sottobraccio, almeno un milione di scale, e adesso che non ci sei piùd-park-photography-junebug-weddings-01-24-2012-115 mi pare di sentire il vuoto scendendo ogni gradino. Anche se in realtà il nostro tempo insieme è stato lungo anni, a me pare breve. La mia vita continua senza di te e io adesso non ho più bisogno delle piccole cose quotidiane: le coincidenze, le prenotazioni, le trappole di tutti i giorni, e le delusioni di chi è convinto che la realtà sia solo quella che vediamo con gli occhi. Ho sceso, tenendoti sottobraccio, almeno un milione di scale e non perché con quattro occhi era possibile vivere meglio e con più sicurezza, le ho scese insieme a te perché sapevo che fra noi due, anche se i tuoi occhi fisicamente erano malati, la sola a saper vedere davvero la vita, eri tu.

 

E a voi cosa trasmette questa poesia?
Vi piace questa rubrica?
Che poesia vorreste vedere?

 

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