RECENSIONE “Come le cicale” di Giorgio Binnella

Ho appena concluso la lettura del nuovo romanzo di Giorgio Binnella, Come le cicale, in uscita il 30 giugno per Amicolibro.
E per la prima volta mi trovo in difficoltà a trovare le parole per descrivere ciò che questo libro mi ha dato, spero solo di rendergli la giustizia che merita e che anche voi vi perdiate in quelle parole che mi hanno fatto perdere all’interno di esse, per poi ritrovarmi. 


Come le cicale
Giorgio Binnella
Amicolibro
Pagine: 112
In uscita: 30 giugno 2018
Prezzo cartaceo: 12,00 €
Prezzo ebook: 2,99 €


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Per primo è arrivato l’uomo nudo, perfetto, silenzioso, discreto. Poi si è presentata Lucia, e Canio dopo di lei. Infine, Federico. Hanno occupato le sedie disposte a circolo, cinque, una era per me. Cinque sedie al centro di un’enorme stanza al piano superiore di un edificio abbandonato. Pilastri spogli, ampi finestroni con i vetri sporchi, uno rotto, battuto di cemento senza piastrelle, il resto, completamente spoglio. L’uomo nudo aveva lo sguardo che abbracciava tutto, dentro e fuori l’edificio. Lucia era serena, aveva una bellezza naturale e cicatrici che non si vedevano, di ferite vecchie diciassette anni. Canio aveva l’espressione di chi ha combattuto una guerra lunga, non l’ha persa ma non l’ha nemmeno vinta, l’ha superata, e non è stata cosa da poco. Federico ostentava uno sguardo deciso, orgoglioso, ma si capiva che aveva perso qualcosa o qualcuno. Siamo rimasti seduti a guardarci, tutti tranne l’uomo nudo, che era lì, ma era come se non ci fosse. Eppure, eravamo in quello stanzone grazie a lui. E raccolti in un pomeriggio fuori dal tempo, chiusi in un luogo che il tempo l’ha subito, ho conosciuto la duplice faccia del silenzio, la differenza fra tacere e silere.

Le cicale sono animali particolari. Trascorrono la maggior parte della vita nascoste sottoterra. Si trovano un rifugio buio vicino a una radice e rimangono per anni a succhiare la linfa. Se ne stanno lì, buone, in silenzio, nessuno le nota, le cerca, le disturba. Vivono in un equilibrio imperturbabile. Vibrazioni di transiti sopra le loro teste, ronzii del fare soprassuolo, niente scalfisce la loro stabilità.
Ci sono specie che vivono sepolte per nove, altre ci rimangono per tredici, altre ancora per diciassette anni.
La dottoressa Palmieri ha vissuto gli ultimi diciassette anni come una cicala, protetta dalla litania del vivere da gesti indolore.


L’autore 


10671476_10204918376828936_402975657358163316_nGiorgio Binnella nasce a Roma nel 1968.
Dopo anni di viaggi, nel 2004 si stabilisce in Sardegna.
Insegna scrittura creativa e lettura espressiva presso l’Accademia d’Arte Santa Caterina, è consulente esterno di Comunicazione verbale e paraverbale del Contamination Lab dell’università di Cagliari, è presidente di Creative Writers Italia.

Ha pubblicato:
Lo spaventapasseri (La Riflessione, 2010);
Nobili verrisi (La Riflessione, 2011);
Karalis – La trilogia di Cagliari (Amicolibro, 2014);
Hemingway non verrà (Amicolibro, 2015).


Recensione


Il silenzio. Voi come definireste il silenzio?
Molti direbbero che è semplicemente l’assenza di rumore, di suoni.
Ma c’è un valore intrinseco nel silenzio che lo rende speciale, unico.
Il silenzio, così come il tempo non ha un suo contrario.
Il silenzio può cogliere anche in mezzo a una folla o ai rumori.
Il silenzio è qualcosa di estremamente privato, è qualcosa in cui ognuno di noi può perdersi o ritrovarsi.
È un mistero che si perde tra le stelle.
Così questo libro va a scavare nei meandri di questo e a cogliere la differenza tra silenzio e silere.
Una vecchia fabbrica che dev’essere abbattuta. L’ingegnere Federico è già sul posto e non ammette ritardi, ama la sensazione che gli da distruggere quegli edifici. Le cariche sono montate, l’ultimo controllo e finalmente ci sarà il botto e lui potrà andarsene con un cospicuo assegno tra le mani.
Poi c’è Canio, il capocantiere, all’ultimo giorno di lavoro della sua vita. Ha immaginato quel giorno per così tanto tempo e non vede l’ora di concluderlo per andare dalla moglie Luisa, sempre in lotta con quella fastidiosa tosse che lo accompagna.
Così si appresta a fare l’ultimo controllo dello stabile.
Pochi minuti dopo corre tutto trafelato verso l’ingegnere gridando di fermare tutto, che non si può procedere perché c’è un uomo all’interno dell’edificio.
Un uomo nudo, immobile, in silenzio che si affaccia da una finestra del secondo piano. Ed è così che entra in scena Lucia, assistente sociale, mandata lì per far andare via quell’uomo.
I tentativi di approcciarsi a lui sono inutili. Rimane lì, immobile, silenzioso, calmo.
Non da segni di pazzia, il suo è un silenzio che avvolge tutto, un silenzio consapevole.
Un silenzio che ti fa immergere nei più reconditi meandri di te stessa.
Ed è così che Lucia rivive il rapporto con la madre che non vede da diciassette anni.
Ognuno di loro si ritroverà nudo a sua volta di fronte a quell’uomo, una nudità completa che arriva dal profondo dell’animo, andando a scoprire le cicatrici più profonde.
Quelle mai dimenticate, quelle che condizionano una vita intera e ogni scelta fatta.
In un momento surreale, loro scoprono come attraverso quel silenzio imperturbabile ci sia la chiave per tornare alla vita, come una cicala rimasta per diciassette anni sotto terra.
Ma riusciranno a cogliere questa chiave? ad aprire le loro ali e far sentire il loro canto? L’uomo nudo non è che un mezzo per far salire a galla la consapevolezza.
Ma l’impronta di quell’incontro rimarrà indelebile.
Giorgio Binnella orchestra le parole in un modo che ha dell’incredibile, le fa sue e con esse ci gioca creando un vero e proprio linguaggio che si stampa a fuoco all’interno del lettore.
Un libro meraviglioso, indimenticabile, da leggere e rileggere, da assaporare.
Trovo davvero difficile trovare le parole più consone per descrivere quello che questo libro mi ha lasciato.
Sono tanti i libri che una persona porta dentro di se ma sono pochi quelli in grado di cambiare la tua prospettiva sulla vita, di rimanerti addosso come un presagio, una verità, una coperta calda o il vento fresco.
Questo libro ha in se un potere immenso.
E la copertina non è da meno.
Illustrata dalla bravissima Chiara Lamieri, ci da una perfetta prospettiva di ciò che andremo a leggere.
Lo stesso autore mi ha rivelato la chiave di lettura.
A primo impatto si intravede un albero che spunta dal suolo e che mostra le sue radici. Al suo interno, come in un bozzolo, Lucia che ha vissuto gli ultimi diciassette anni come una cicala rintanata sotto terra.
Ma se si gira la copertina tutto cambia.
La terra contiene sempre le radici, ma la ragazza è rivolta verso l’alto, contornata da un magnifico cielo stellato.
E tutto ciò lo trovo assolutamente meraviglioso, niente è lasciato al caso in questa storia che, anche lo stesso scrittore, dice di faticare a lasciarsi alle spalle.
“Credo che lo stallo sia da attribuire a ciò che mi hanno insegnato sul silenzio, niente che non sapessi, evidentemente, eppure così nuovo”.
Quindi non posso che consigliarvi nuovamente di leggerlo, di pregarvi di farlo e di assicurarvi che non ve ne pentirete.

Grazie Giorgio, per tutto.


Per chi è della zona inoltre, ricordo che sabato 30 giugno si terrà la presentazione del libro a Cagliari, presso il Lazzaretto, dove interverranno anche altri autori di grande spessore e che sentirete nominare a breve sul sito. Non mancate!


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3 risposte a "RECENSIONE “Come le cicale” di Giorgio Binnella"

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  1. Se leggere la tua recensione, mi ha dato brividi e senso di leggerezza, non immagino le emozioni che possa donare questo libro. Grazie infinite e complimenti, per avermi fatto conoscere questo libro, che spero di leggere presto. Un abbraccio 💖💖💖💖💖

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