Oggi sono davvero felice di parlarvi del libro “Realtà parallele” di James Clines, nella mia tappa del blogtour che riguarda in special modo “Il confine tra horror e fantascienza in letteratura”, di cui il libro è un chiaro esempio.
Realtà parallele
James Clines
Dark Twin – Crime Line
Genere: Paranormal
Prezzo cartaceo: 12,00 €
Prezzo ebook: 2,99 €
Realtà Parallele – Cronache dall’altro mondo è una racconta di sette racconti a tema paranormale con cui James Clines vi accompagnerà attraverso diversi mondi, fatti di decisioni che cambiano la vita. Tra zombie, buchi neri, non morti e giostre infernali vi ritroverete catapultati in storie dal sapore classico, dentro a realtà parallele nate dalle scelte dei protagonisti, realtà in cui nulla è ciò che sembra e tutto è quello che deve essere.
Una raccolta di racconti dagli aspetti più disparati che nascono dalle più variate “muse”. Si passa da Ai confini della realtà, per arrivare a zombie e vampiri.
Il tutto sempre sul filo del rasoio tra questi due generi, l’horror e il fantascientifico (anche se la raccolta ci sorprende con un racconto romance davvero bello).
In passato altri avevano sperimentato la fusione tra questi due generi, per citarne alcuni: H.P. Lovecraft (Le montagne della follia), J.W. Campbell (La Cosa), Jack Finney (L’invasione degli ultracorpi), Michael Crichton (Andromeda), Alan Dean Foster (Alien), Stephen King (La nebbia).
Realtà parallele è un libro che va bene per ogni palato e capace di farci immergere in ognuna di quelle atmosfere.
Ma ora lascio la parola direttamente all’autore, il quale ci spiega la nascita dei suoi racconti:
I racconti di Realtà parallele nascono da una semplice domanda: “che cosa succederebbe se…”. Così, per La Variante Todd, la domanda è stata: che cosa succederebbe se un tizio investisse un angelo? Questo interrogativo mi è venuto nel vedere un video dei Nightwish, Amaranth, nel quale un angelo caduto viene trovato da alcuni cittadini la cui reazione, come per tutto ciò che si considera “diverso” e “strano” è quella di imbracciare i forconi. Nel mio racconto c’è una deviazione inaspettata che porta a vedere ciò che l’angelo è in realtà: una forma di energia cosmica. Come per tutte le mie storie, l’ambientazione è quella degli Stati Uniti. So che è un mio limite e molti potranno storcere il naso ma sono cresciuto leggendo autori americani (mi piacciono anche gli italiani, tranquilli) e proprio non riesco a visualizzare certe storie in Italia (ripeto: è un mio limite, cercate di perdonarmi). La storia del personaggio principale, David Stevenson, mi piace molto perché si trova in balia della “variante Todd” alla quale era completamente impreparato.
Così, com’era del tutto impreparato a ciò che lo attendeva anche il “mitico” signor Fowler de Il Buco Nero. Questo signore che ci appare come un antipatico pignolo, diventa via via più “umano” a causa della disavventura in cui si imbatte. Per questo racconto mi sono ispirato ai vecchi (ok, vecchissimi) episodi di Ai Confini Della Realtà, nei quali le cose più assurde capitavano a inermi cittadini. E, allora, mi sono chiesto: “che cosa accadrebbe se un tizio pignolo all’inverosimile, fissato con il tempo, finisse in un luogo dove il tempo stesso non avesse più alcuna importanza”? Ed ecco, all’ora, l’idea del Buco Nero. Ho letto molti libri di astronomia e sono affascinato dall’incredibilmente grande (l’universo) e l’incredibilmente piccolo (le stringhe) con i loro misteri che, forse, non comprenderemo mai.
La mia vera ossessione però, lo confesso, sono i morti viventi. Credo di aver visto Zombi di Romero un centinaio di volte. Ricordo che, quando arrivò nel minuscolo paesino in provincia di Genova dove vivevo, io e il mio più caro amico dell’epoca andammo al cinema per vederlo. Non vi sto a dire la delusione quando leggemmo che era vietato ai minori di quattordici anni (ne avevo solo undici). Beh, mi sono rifatto con il DVD. Essendo “fissato” con gli Zombi, anni fa scrissi L’inizio di tutto (ben prima di The Walking dead, che adoro). Mi piaceva l’idea di narrare le vicende di un gruppo di gente comune precipitata in un orrore senza fine, senza tralasciare l’inizio di tale orrore: la mancanza di umiltà da parte dell’uomo nei confronti della natura. Nel racconto, infatti, emerge come sia il desiderio degli scienziati di voler sconfiggere la morte (un fatto del tutto naturale anche se spiacevole… per quel che ne sappiamo) a causare la fine del mondo.
Il filo conduttore del morto che ritorna è anche in La più grossa cantonata della vostra vita. In effetti, qui non abbiamo un reale morto vivente ma uno sfortunato ragazzo che viene ucciso perché ritenuto tale. Il personaggio principale, il vecchio dottor Skinner, ci racconta di come abbia dovuto convivere per tutta la vita con il rimorso di una diagnosi sbagliata. Con questo racconto volevo far riflettere come certe nostre decisioni, possono causare conseguenze terribili (e non solo per noi).
Ne Il Biglietto Vincente appare un tema a me molto caro: i ricordi del passato, di quando si era ragazzi e si aveva tutta la vita davanti e non si pensava in modo serio al futuro da adulti. I ragazzi del racconto, però, affronteranno un’avventura speciale e terrificante all’interno di un tunnel dell’orrore molto particolare. Confesso che questa storia nasce da un incubo che ho avuto una notte (forse a causa dei peperoni, di cui sono ghiotto). Al risveglio, ho scritto tutto. Il protagonista è oramai un vecchio morente che ha finalmente l’occasione per liberarsi dall’incubo che lo ha tormentato per tutta la vita e non vede l’ora di “passare dall’altra parte” per ritrovare i suoi amici.
Ne La Bara troviamo una delle figure “mitiche” del mondo horror e, cioè, il Vampiro. Se c’è una figura che mi incute terrore è proprio quella del “succhiasangue” (forse perché tremo tutte le volte che devo fare un prelievo). Il personaggio che prediligo è l’ispettore Kramer, perché passa da una sicurezza salda come un muro di cemento armato a una realtà colma di terrore e dalle conseguenze imprevedibili.
E veniamo a quello che, per qualcosa che non so neppure spiegarmi io stesso, risulta il racconto che amo di più. Forse è per quella malinconia che scorre riga dopo riga o per l’ineluttabilità della scelta finale del protagonista o per la consapevolezza che sia vero il fatto che di “anima affine” al mondo ce ne sia una sola.
Fatto sta, che non riesco a togliermelo dalla testa benché siano trascorsi anni da quando lo scrissi. Quando ero un ragazzino, salivo sul tetto di casa mia (era un tetto piano) con un cuscino e contemplavo il cielo stellato. Facevo pensieri particolari sul “vero amore”. Pensavo che magari, la mia ragazza ideale era vissuta in un’altra epoca e io non avrei mai avuto l’occasione per conoscerla. O, forse, doveva ancora nascere e, anche in quel caso, non avrei mai potuto incontrarla. Ancora, pensavo che potesse vivere nella mia stessa epoca ma dall’altro capo del mondo (ve l’ho già detto che ero strano da ragazzino?). credo che Anime Affini condensi tutti quei pensieri strampalati di un ragazzino un po’ troppo vivace di fantasia.
Complimenti per l’articolo, un libro da leggere con le pinze, almeno per me, dato che adoro i vampiri, ma detesto gli zombi. … Cmq grazie un abbraccio 💖💖💖💖💖
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