Sono onorata di presentarvi questa anteprima di un romanzo che mi ha colpita tantissimo “Mai più senza” di Giuseppe Calzi in uscita per Dark Zone. Farà il suo debutto al Salone del Libro di Torino. Un horror intenso dove il nero e il silenzio si mescolano in una discesa turbolenta.
A breve l’intervista all’autore e la recensione.
Ma eccovi le info sul libro e in SUPER ANTEPRIMA due estratti dal libro!
Mai più senza
Giuseppe Calzi
Genere: Horror
Collana: Horror
Pagine: 288
Prezzo: 14,90 euro

Il passato non può tornare, il passato non può essere cambiato. Nemmeno i sogni hanno un tale potere. Eppure i sogni possono cambiare qualcosa di molto più importante: presente e futuro.
Quali nefaste conseguenze si potrebbero scatenare nell’esistenza di un individuo privato della possibilità di sognare?
Gregory Leali vive a New Castle, nel cuore del piccolo e riservato stato del Delaware, Stati Uniti. La sua vita, solo all’apparenza tranquilla e priva di preoccupazioni, in realtà sta sprofondando e qualcosa è sul punto di aprire una piccola porta, dimenticata socchiusa da troppo tempo nella sua testa. E’ qualcosa di terribile, di assolutamente inspiegabile. E’ una sensazione forte, capace di scatenare un terrore impossibile da affrontare, tanto meno da vincere. Ha già provato il sapore sgradevole e oltre modo inquietante di certe emozioni che scavano nella sua personalità, ma quando? Eventi passati tornano in superficie, galleggiano sopra il pelo dell’acqua, come il cadavere di uno sconosciuto che Greg rinviene al Punto, il parco cittadino di New Castle. C’è davvero un sottile filo che lega tra loro momenti lontani della sua esistenza? Nero e silenzio, ecco cosa si nasconde dietro quella maledetta porta. Gregory sa benissimo che chiudere gli occhi e provare anche solo a concepire un nero e un silenzio tali va ben oltre i limiti della follia. Essere avvolti dalla mancanza totale dei sensi e da un vuoto assoluto, eppure pienamente consapevoli e coscienti di sé…
Eventi inspiegabili, una serie di indizi ambivalenti e l’incontro con Michael Russell, personaggio disarmante e per certi versi complice e inquisitore allo stesso tempo, porteranno Gregory all’apertura di una serie di cassetti chiusi a chiave all’interno dalla sua mente, dai quali emergeranno spicchi di ricordi di un passato che pareva perso e dimenticato, come se non fosse mai esistito. L’amico Vince Costello e la nuova vicina di casa, Violet Alnwick, saranno in grado di spezzare le trame di un destino segnato da qualcosa successo al Gregory di un tempo, al bambino che fu Greg?
Nero e silenzio devono essere affrontati, perché questa per Gregory è l’ultima fermata. E l’esito di tutto ciò non può che passare dall’ultimo ricordo, dall’ultimo sogno vissuto, da qualcosa che era stato spezzato ai tempi di un’infanzia lontana. Da un profondo rapporto di amicizia rimosso e cancellato dalla brutalità del destino. La sottile linea che separa vittoria e sconfitta, vita e morte, potrebbe spezzarsi da un momento all’altro.
L’autore
Giuseppe Calzi è nato nel 1980 e vive a Seriate, in provincia di Bergamo. Laureato in Ingegneria Elettronica, tra le sue passioni un ruolo fondamentale lo giocano la lettura e la scrittura, e in particolare l’interesse per i romanzi thriller, per i gialli, i noir e gli horror.
Inizia a scrivere nel 2015. Il genere è l’horror, affrontato da un punto di vista fortemente introspettivo dei personaggi e delle loro relazioni. E proprio tra il 2015 e il 2016, completa la stesura dei due romanzi di esordio “Un dolore oscuro”, un thriller psicologico con forti connotati onirici e introspettivi, e “Mai più senza”, che affronta il delicato tema della depressione.
A ottobre 2016, “Un dolore oscuro” viene selezionato tra i finalisti del prestigioso concorso nazionale «ilmioesordio2016» a cura del gruppo editoriale L’Espresso. Nello stesso mese, riceve l’invito alla II Rassegna nazionale «L’Altra Letteratura Autori Indipendenti» tenuta all’Auditorium Centrale per i Beni Sonori e audiovisivi di Roma.
Nella primavera 2017 completa i due racconti brevi “Ocean Destiny” e “Il più bel regalo”, che nelle sue intenzioni compongono la raccolta “Due passi a mezzanotte”, dedicata al tema della violenza sulle donne e sui bambini.
Il 2018 è l’anno della pubblicazione dei primi due romanzi con la casa editrice Dark Zone Edizioni di Roma. “Mai più senza” viene lanciato in primavera, mentre per “Un dolore oscuro” occorre attendere la fine dell’anno.
ESTRATTO 1 – Greg con Michael Russell alla Taverna
No, Michael Russell non poteva capire. Nessuno poteva capire.
«Da quanto tempo stai andando avanti così?» insistette guardandolo negli occhi.
Gregory cercò di sfuggire a quello sguardo a metà strada tra l’ammonitore e il divertito.
Il brusio del locale sembrava sempre più vago. Il mal di testa si stava trasformando in un ritmico pulsare delle tempie, come quella sensazione strana, ma eccitante, che gli capitava spesso quando era ragazzo, seduto in uno dei carrelli delle montagne russe, lungo la lenta salita che conduceva il convoglio sulla sommità della struttura. Si sentiva come se quel viaggio a tutta velocità, ancorati a un’esile lingua d’acciaio, potesse davvero avere inizio da un momento all’altro.
E se doveva essere, che fosse.
Si aggrappò alla barra di metallo in attesa della discesa da imboccare e rispose: «Un paio di settimane. Forse un mese o giù di lì».
Era possibile continuare a mentire, nonostante i buoni propositi?
Ne seguì una risata distorta da parte di Michael, un suono carico di qualcosa di molto simile allo scherno. Quella risata ebbe l’effetto di dare un altro strattone verso l’alto al convoglio. Greg poteva quasi sentire l’aria tra i capelli, la stessa che da ragazzo lo riempiva di adrenalina e lo caricava d’attesa. Michael lo fissava con quegli occhi scuri e quel volto spigoloso che a Greg davano l’impressione di essere severi e benevoli allo stesso tempo.
«Non lo so esattamente», rispose alzando le spalle.
«Mesi, Gregory? Io credo anni.»
Cosa poteva saperne quello sconosciuto?
«Situazioni come la tua si trascinano per molto tempo. Ma arriva un momento in cui devi prendere una decisione.»
Il volto di Greg era immobile. Sembrava quasi che quell’uomo potesse leggergli dentro.
E se ci fosse passato anche quel tizio prima di lui?
«Era da tempo che non mi accadeva di pensare a qualcosa di così angosciante», disse Gregory mentre vedeva il culmine di quella montagna russa venirgli incontro.
Michael annuì, come per incoraggiarlo a parlare. Alle loro spalle, il vociare della gente, il tintinnio di bicchieri e piatti spostati, il rumore del legno sotto le suole delle scarpe, erano diventati suoni lontani e alieni. Era come se lui e Michael Russell si stessero allontanando.
«Così buio», proseguì Greg nonostante la gola riarsa che gli rendeva difficile tenere un tono di voce normale. «Il nero e il silenzio sono cose impossibili da accettare. Fanno impazzire. All’inizio pensi che sia come chiudere gli occhi ed essere in una stanza buia e priva di rumore…»
Fece una pausa e deglutì, gli occhi fuori dalle orbite. La secchezza in fondo alla gola era quasi dolorosa. Il convoglio era davvero prossimo al culmine. A breve sarebbe arrivato quell’intenso istante di sospensione, il momento in cui la salita termina e si è consapevoli che il mondo sta per iniziare a scorrerti di fianco a una velocità impensabile lungo quella sottile striscia d’acciaio, l’unico vincolo tangibile con il suolo.
L’unico vincolo tangibile con la realtà.
«Niente di più sbagliato. Ti spingi un poco oltre e senti che quel buio e quel silenzio sono neri, sono inconsistenti, non esistono punti di riferimento. Non hai occhi, non hai orecchi; assolutamente nessun odore, il gusto non esiste e quel nero non può nemmeno essere annusato o toccato. Il concetto di tatto non è previsto. Tu non esisti, sei solo parte del nero. Ma sai quale è la cosa che più ti manda in orbita il cervello quando arrivi a quel punto?»
La discesa era iniziata, l’aria in faccia gli toglieva il respiro. Era su una montagna russa infernale.
ESTRATTO 2 – Greg scorge Tobias nell’autorimessa
Si avviò in direzione delle utilitarie, cercando di darsi una calmata, ma non ci riuscì. I suoi passi echeggiarono sul pavimento in cemento e le chiavi che teneva nella tasca dei pantaloni iniziarono a tintinnare al ritmo della camminata. Poi, per non più di un paio di secondi, ci fu qualcos’altro.
Di nuovo quel rumore. A cosa somigliava? Dava l’impressione di essere stato un fruscio o qualcosa di molto simile. O forse qualcosa che grattava. Pareva arrivare da lontano. Una ventina di metri forse, sempre alla sua destra. Era stato un rumore ovattato, appena percettibile. Eppure non era stata la paura a ricrearlo nella sua mente, c’era stato davvero.
Anche le luci sembravano diverse; così come l’aria e gli odori di solito penetranti dell’officina; tutto sembrava diverso, sbiadito.
Prima che potesse muovere un altro passo, il rumore si ripeté.
Fu brevissimo, poi il silenzio.
Il cuore gli tirava scudisciate tanto forti da sembrare che volesse fuggire per conto proprio. Si voltò dalla parte da cui erano arrivati quei rumori e iniziò a indietreggiare, cercando comunque di mantenere campo libero nel caso si fosse trovato nella necessità di correre.
Quando puntò l’attenzione davanti a sé non vide nulla, solo una decina di macchine posteggiate con ordine diligente e disposte su due file.
Fece una manciata di passi camminando all’indietro. Un tanfo improvvisò lo investì, costringendolo a portarsi le mani al volto. Lì dentro sembrava che ci fosse qualcosa di avariato, della carne lasciata a marcire per giorni. Era troppo intenso quell’odore perché nessuno se ne fosse accorto prima, eppure nemmeno uno dei ragazzi dell’officina se ne era lamentato. Non era l’odore acre e ben localizzato di un problema a qualche condotta fognaria o di un pozzetto ostruito da parecchio tempo.
… odore di morte. Odore di putrefazione.
Era lo stesso maledetto odore che aveva avvertito prima di arrivare al Punto, ma molto più intenso. Neppure giù alla pozza, al cospetto del cadavere gonfio e invaso dalle larve, l’olezzo era stato così pungente.
Una certezza lo investì con la violenza di un treno merci. Girandosi avrebbe trovato il cadavere del Punto. Lì a terra, magari con occhi non morti a fissarlo, strisciante e con le carni gonfie e pronte a esplodere, il volto contratto in un ghigno animalesco. Perdere del tutto il controllo era un lusso che non poteva permettersi.
Esitò, ma poi iniziò a girarsi.
Vide qualcosa tra due autovetture.
Sembrava il lembo stracciato di una pelliccia sgualcita, con il pelo scorticato e macchiato. Non lo vedeva del tutto, perché era in buona parte nascosto dalla ruota di una Volkswagen bianco avorio.
Una morsa gli strinse il cuore. Gli venne l’improvvisa voglia di piangere, ma riuscì a trattenersi anche se gli costò molta fatica, e con la trachea serrata dal pianto soffocato sul nascere si mosse circospetto.
Aveva addosso una tristezza indicibile e una malinconia profonda, che per una frazione di secondo gli diedero l’impressione di smuovere qualcosa in qualche angolo remoto del cervello.
Quando fu a breve distanza dalla Volkswagen, un’altra manciata di passi laterali gli permisero poco alla volta di mettere a fuoco la scena. L’odore era insopportabile e sembrava aver raggiunto il picco di intensità, colpendolo in pieno come un pugno ben assestato.
Fece una smorfia costernata avanzando ancora di qualche passo.
Di fronte a lui, appena sotto alla scocca dell’auto c’era un cane, o per meglio dire, quel che restava di un cane. Doveva essere stato investito, perché la carcassa era ridotta veramente male.
Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...
Correlati
Ciao cuore … complimenti per l’articolo e grazie per gli estratti particolarmente intensi… ti tiene incollato…
Un abbraccio 💖👩👧💖
"Mi piace""Mi piace"